martedì 23 febbraio 2010

La stazione centrale di Milano


La vita del pendolare è dura. Mai una certezza, mai un rifugio sicuro lontano dalla propria casa. Ma la vita del pendolare diretto a Milano è ancora più dura. Non sai se parti, tantomeno se ritorni. Inizi a convivere con la parte di mondo lì presente, ti senti parte di esso, e in casi non sporadici ne vorresti anche scappare. Scappare è la parola chiave della stazione Centrale di Milano: chi vi entra lo fa correndo, chi vi esce lo fa letteralmente a gambe levate. La frenesia di questa città scalfisce anche lo straniero più caliente: lo rende freddo, distaccato, gli ottenebra la mente come la nebbia offusca la vista.
Milano Centrale accoglie circa 600 treni al giorno, due linee della metropolitana, il vicino Passante Ferroviario, il terminal di diverse linee di autobus e tram urbani, le navette per gli aeroporti ed è utilizzata ogni giorno da più di 320mila persone, per un totale di 120 milioni l’anno. In Italia siamo 60 milioni. E' come se almeno due volte all'anno tutta l'Italia passasse alla stazione Centrale di Milano. Affascinante.
Sono entrata in quella stazione tante e tante volte, sono rimasta ferma in un punto ad osservare alternativamente facce, tabellone e pavimento, facce tabellone e pavimento, pavimento facce e tabellone. Sono entrata e sono stata invasa da un brusìo: non tante voci una sopra l'altra, ma una vera e propria unicità, come se in quella galleria si ascoltasse la voce del mondo, come se fosse una grande cassa di risonanza nella quale risuona la parola dell'umanità. Si è in tanti, ma non si è nessuno. Non guardi davvero in faccia la gente, ne osservi solo la corazza che indossa. Perchè lì dentro ci si deve proteggere, non sai mai chi si nasconde dietro la zingara che ti chiede l'elemosina, o il ragazzo ossuto e stralunato che dice di aver bisogno di 5 euro per tornare a casa perchè quella stessa zingara alla quale aveva negato pochi spiccioli gli ha rubato la borsa. Si è in tanti, ma ciascuno è solo e pensa per sè.
Vorrei vederla vuota solo per pochi istanti, vuota e silenziosa, quella stazione. Vorrei vedere tutti i suoi binari sgombri, non occupati dai treni, come fossero dei punti di partenza da ora all'avvenire. E poi vorrei sentirsi sollevare un walzer...



Vorrei vederci apparire improvvisamente delle ballerine in bianco e in nero, farle danzare come fossero sul palcoscenico di un teatro, leggere, esili ed apparentemente esenti da ogni fatica fisica nonostante il gran saltare. Sarebbe bello...quella stazione sarebbe meno fredda...






1 commento:

Anonimo ha detto...

Bel trip, quello delle ballerine nella stazione... Molto "musical" . Al di là di ciò penso che la voce di dio o ,che so, del suo braccio destro sia più o meno il suono dei fan degli AC/DC riuniti in qualche stadio di quelli capienti.
Buenas Tardes...
Rado