domenica 14 novembre 2010

(heroic roses, Palu Klee)

c'è qualcosa nella mente umana che assomiglia ad una lama affilata sulla quale talvolta facciamo scorrere le nostre emozioni così da farle tagliare, e quello che ne deriva è una stretta all'interno della pancia. come se qualche punto dell'intestino venga stritolato da un pugno forte. e paradossalmente questo dolore ci procura un enorme piacere che non sarebbe giustificabile. non si può giustificare. quella lama è l'amore che non si vive. che si vorrebbe, ma che in qualche modo, non per nostro volere, o anche per nostro volere, non si può vivere perchè, altrimenti, quel dolore, che poi si trasforma in piacere, di colpo, non si proverebbe più

domenica 7 novembre 2010

Smoke gets in your eyes

promesse da marinaia...non ho scritto più nulla di che...è stato così un brutto periodo. Una sola conclusione: a cadere ci si fa male al sedere. ogni azione prevede una reazione, altrochè esclusività dei sitemi meccanicistici. fatto sta che l'impulsività tante volte è figlia dell'idiozia e, talvolta, sarebbe opportuno non perseguirla. per il resto, stasera adorerei essere ginger rogers.

sabato 19 giugno 2010

Cap XXX


Essa respirò ancora una volta per riempirsi d'aria a sazietà, e aveva già tolto una mano dal manicotto per aggrapparsi alla colonnina ed entrare nel vagone, quando un uomo in paltò militare, proprio accanto a lei, le nascose la luce vacillante della lanterna. Lei si volse a guardare e nel medesimo istante riconobbe la faccia di Vrònskij. Portata una mano alla visiera, egli si inchinò dinanzi a lei e domandò se non avesse bisogno di qualcosa, in che cosa potesse servirla. Senza risponder nulla lei lo osservò per un tempo abbastanza lungo e, benchè egli fosse in ombra, vide o le parve di vedere persino l'espressione del suo viso e degli occhi. Era di nuovo quell'espressione di reverente entusiasmo che aveva avuto tanto effetto su di lei il giorno prima. Più di una volta in quegli ultimi giorni e anche appena or ora si era detta che Vrònskij per lei era uno delle centinaia di giovanotti eternamente identici che si incontrano dapperttutto, che lei non si sarebbe mai permessa anche soltanto di pensare a lui; ma ora, nel primo istante dell'incontro, la prese un sentimento di gioioso orgoglio. Non aveva bisogno di domandare perchè egli fosse lì. Lo sapeva con la stessa sicurezza che se egli le avesse detto che era lì per essere dov'era lei. "Non sapevo che foste in viaggio. Perchè siete in viaggio?" disse, lasciando cadere la mano che stava per aggrapparsi alla colonnina. E sul suo viso splendevano l'animazione e una gioia incontenibile. "Non sapevo che foste in viaggio. Perchè siete in viaggio?" disse, lasciando cadere la mano che stava per aggrapparsi alla colonnina. E sul suo viso splendevano l'animazione e una gioia incontenibile. "Perchè sono in viaggio?" ripetè egli, guardandola proprio negli occhi. "Voi lo sapete, io sono in viaggio per essere dove siete voi" disse,"non posso fare altrimenti".

venerdì 12 marzo 2010

245 ore

Riempirmi l'agenda di impegni con lo scopo di non avere minuti per sentire la tua mancanza, ascoltarti al telefono con il vivavoce immaginandoti davanti a me, guardarti dietro uno schermo e istintivamente allungare le mani per toccarti, sapere che dopo 245 ore potrò infilare le dita nei tuoi capelli e sfiorarti una guancia non privandoti di un bacio...

martedì 23 febbraio 2010

La stazione centrale di Milano


La vita del pendolare è dura. Mai una certezza, mai un rifugio sicuro lontano dalla propria casa. Ma la vita del pendolare diretto a Milano è ancora più dura. Non sai se parti, tantomeno se ritorni. Inizi a convivere con la parte di mondo lì presente, ti senti parte di esso, e in casi non sporadici ne vorresti anche scappare. Scappare è la parola chiave della stazione Centrale di Milano: chi vi entra lo fa correndo, chi vi esce lo fa letteralmente a gambe levate. La frenesia di questa città scalfisce anche lo straniero più caliente: lo rende freddo, distaccato, gli ottenebra la mente come la nebbia offusca la vista.
Milano Centrale accoglie circa 600 treni al giorno, due linee della metropolitana, il vicino Passante Ferroviario, il terminal di diverse linee di autobus e tram urbani, le navette per gli aeroporti ed è utilizzata ogni giorno da più di 320mila persone, per un totale di 120 milioni l’anno. In Italia siamo 60 milioni. E' come se almeno due volte all'anno tutta l'Italia passasse alla stazione Centrale di Milano. Affascinante.
Sono entrata in quella stazione tante e tante volte, sono rimasta ferma in un punto ad osservare alternativamente facce, tabellone e pavimento, facce tabellone e pavimento, pavimento facce e tabellone. Sono entrata e sono stata invasa da un brusìo: non tante voci una sopra l'altra, ma una vera e propria unicità, come se in quella galleria si ascoltasse la voce del mondo, come se fosse una grande cassa di risonanza nella quale risuona la parola dell'umanità. Si è in tanti, ma non si è nessuno. Non guardi davvero in faccia la gente, ne osservi solo la corazza che indossa. Perchè lì dentro ci si deve proteggere, non sai mai chi si nasconde dietro la zingara che ti chiede l'elemosina, o il ragazzo ossuto e stralunato che dice di aver bisogno di 5 euro per tornare a casa perchè quella stessa zingara alla quale aveva negato pochi spiccioli gli ha rubato la borsa. Si è in tanti, ma ciascuno è solo e pensa per sè.
Vorrei vederla vuota solo per pochi istanti, vuota e silenziosa, quella stazione. Vorrei vedere tutti i suoi binari sgombri, non occupati dai treni, come fossero dei punti di partenza da ora all'avvenire. E poi vorrei sentirsi sollevare un walzer...



Vorrei vederci apparire improvvisamente delle ballerine in bianco e in nero, farle danzare come fossero sul palcoscenico di un teatro, leggere, esili ed apparentemente esenti da ogni fatica fisica nonostante il gran saltare. Sarebbe bello...quella stazione sarebbe meno fredda...






Forme grafiche

Mi hanno chiesto di raccontare le mie percezioni, di dare forma grafica alle mie idee, ai miei pensieri, alle mie emozioni. Mi hanno chiesto se tenessi un diario. No, non scrivo un diario, perchè ho sempre pensato che i miei pensieri potessero essere solo miei, potessero interessare solo a me. E' un po' ciò che ho scritto nel primo post di questo blog, non voglio parlare di me. E invece non sono riuscita a non farlo, qualcosa di sè traspare sempre in tutto ciò che si mette per iscritto. Traspare il fatto che sia innamorata, tanto innamorata, traspare che non sopporti certi atteggiamenti "fobici", certe predisposizioni dell'uomo a fare male, a fare del male.
Negli ultimi giorni sto agendo e reagendo in maniera differente ad alcuni stimoli esterni. Sono diventata più decisa e meno insicura, sono diventata più rigida con me stessa (non so se sia un elemento positivo questo), ma anche più motivata. Ho in testa degli obiettivi, e voglio portarli a termine.
Data questa premessa, come ho annunciato in apertura, ho avuto esplicita richiesta, in stile compito per casa, di scrivere ciò che avverto nel mondo e del mondo. Un invito a nozze. L'obbligo di scrivere ciò che immagino senza reputarlo inutile. Avranno uno scopo, non so ancora quale, ma lo avranno. Questo blog è fortunatamente poco frequentato: alterno il mio voler condividere con la sensazione di imbarazzo per ciò che sto condividendo, per questo non so se continuerà ad essere pubblico. Per ora lo lascio così, tanto coloro che lo leggono sono per di più amici o conoscenti...

giovedì 21 gennaio 2010

E' possibile che in un mare di gente, qualcuno si accorga di te. E' possibile che questo qualcuno, in meno di un attimo, diventi la persona più importante della tua vita, e che senza di lui tu non riesca a stare. E' possibile che un giorno ti accorga che ciò che hai, non ha un senso senza di lui, e che forse sarebbe meglio decidere dove andare, cosa fare. E' possibile che si debba scendere a compromessi, e che alla fine forse quei compromessi non vadano per nulla a contrastare con i tuoi sogni. E' possibile che tu sia felice, e che tu capisca che chi diceva che la felicità duri un attimo, e quando arriva non te ne accorgi, non fosse altro che un disperato che la felicità a dire il vero non l'ha ancora mai provata. E allora è possibile che tu ti dica che non vale la pena non condividerla, perchè la felicità, se condivisa, ti fa godere mille e mille volte di più. Ed è possibile che così, si divenga una persona migliore. Voglio tanto essere una persona migliore.